lunedì 6 maggio 2013

De la luce che muore il giorno



“Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo non è che un sogno dentro un sogno.” (Edgar A. Poe)

De la luce che muore il giorno (Tokyo Dream II)

Vedo le mie mani afferrare, a caso, i pomelli e sento i miei occhi meravigliati in colori sgargianti che gli ho saputo imprimere. Di tutti i cassetti possibili, di tutte le cose che ho desiderato, stavo aprendo solo quelli sbagliati. Per me.

E in quei cassetti avevo tutto! Anche Tokyo. Di nuovo TOKYO, dentro me. Avevo nascosto numeri, avevo nascosto agende segrete, decifrato codici e raccolto appunti importanti, c'era il suo numero e chissà quanti altri, di ogni tipo, di tutti i colori. Peccato per me non riuscire a bermi la storia di Pollicino e delle sue mollichine.

Continuo ad attraversare cataclismi.

Quei numeri avranno preso una forma, un senso, che adesso è un’immagine in quei cassetti. Quei numeri nella combinazione giusta avrebbero fatto sì che non mi perdessi come invece è stato. Anche quelli delle mie esercitazioni di matematica, che ho rinnegato, ma che sono lì ed anche qui. Mi vedo ancora distintamente china su quei quaderni.

Possibile non riesca più a produrre immagini di quiete e serenità? Sarei stata in grado di non  perdermi se solo avessi voluto. Sarei stata anche in grado di cavalcare lo tzunami venuto dopo, se avessi davvero voluto.
Da sveglia Kronos si mostra in tutta la sua ferocia. Continuo ad attraversare cataclismi. E la natura sprigiona tutta la sua forza ribelle. Su di me.

Peccato per me non riuscire a bermi la storia di Pollicino, delle sue mollichine cognitive. 

Sto cercando una nuova strada per tornare a casa, ma non ci riesco. Non adesso. Anche se non vedo dove metto i piedi, e tutte le strade del mondo hanno spento i lampioni per nascondersi, a me.

Cammino nel  buio. Buio vai via.

La natura stava sprigionando tutta la sua forza ribelle, c’era caos, confusione. Tanta paura, che la notte non mi fa dormire e che di giorno mi fa stare in piedi con difficoltà. Ammesso, sì, io riuscissi a stare in piedi. Per andare dove?

Penso al tempo che ho perso, e non riesco ad uccidere. Lui uccide me. Vive per sé. Non come me.

Aspetto che trascorra il giorno, per sognare la notte. Nel sogno mi si aprono mondi. Mi apro nel sogno. Stella cade sulla mia fronte e scopro un'altra idea di tempo e di spazio.

A volte come lei sento una gran voglia di brillare, e che il mio luccichio sia visto in ogni angolo del mondo. A volte invece, vorrei essere come il nucleo della terra, nascosto ed impenetrabile.

Come vulcano attivo, le mie sensazioni superano di gran lunga ciò che è. 

Dall'abisso magmatico schizzano alla ionosfera, senza soluzione di continuità, così che tornando, il mare è sangue bollente e brividi e spasmi è ciò che resta di un viaggio troppo impegnativo.

Dove finiscono i sogni che il giorno si infrangono? Penso ci sia un deposito che li conservi per il domani da qualche parte. Il sogno che è solo sogno che colore ha? E che divisa ha il guardiano che ho messo alla porta?

Little Rosaria

2 commenti:

  1. E' molto sincero, bello e poetico ciò che scrivi ma sarebbe interessante diluirlo nel racconto della catastrofe vera e propria...

    RispondiElimina

Facebook

Facebook
LA PAGINA DEL MALE