venerdì 22 agosto 2014

Geronimo, lascia che la notte scenda sulle mie spalle


Volano coltelli nell'azzurro cielo affilato. Silenzioso, come se l’inverno non cedesse spazio al calore.
Ho visto migliaia di persone in grado di vincere l'oscurità, eppure ricorderò quel gelido vento che gridava nei tuoi occhi cobalto.

Mi cercherai ritrovandomi nella desolazione della tua mente. Forse.

Questa notte la luce non ha lasciato nessun ricordo sulla pelle. Desolazione e solitudine, attorno solo rumore, inespressi desideri. C’era un giorno nel nostro sogno in cui potevamo scrutare, come una chimera lontana, qualcosa di oscuro e di serrato; abbiamo impacchettato tutto per bene e chiuso con attenzione, a doppia mandata.

Abbiamo gettato la chiave, scordato la combinazione: troppo prezioso il carico del viaggio per controllare. Fiducia, era tutto vincolato e veicolato da una fede cieca.

Il sangue ribolle, dentro le mie vene stanche, non c’è un domani per sviscerare tutto questo sentire, non c’è dolore che questa ruggente notte possa contenere, soltanto tu sei la muta testimone di questo pensiero, di questo sogno di libertà.

Dove sono finite le nostre visioni, dove le hai scordate? Hai cambiato le carte e il gioco per poter sopravvivere a questo nuovo codice di vita, ma dentro ti senti come se qualcosa si fosse spento e non c’è carburante che possa riaccendere questo motore tormentato e immobile.

La nostra esperienza è quello che ci resta. Ci sono momenti giusti e momenti sbagliati per vivere e per morire. Questa notte urla di rabbie e di manie, di perfezione, di gare e di scontri, di montagne russe che non so scalare, di marce basse che riescono sì a tenerti in vita, ma che non ti fanno sentire ciò che pensi.
La mia voce è sommessa, così tanto che tu non la senti, eppure io adesso sto urlando disprezzo.

Questo vecchio e pazzo mondo ha già smesso di girare dalla mia parte, ha già smesso di capire che cosa dice il mio cuore; ed io, illuso ammennicolo, che speravo di poter contribuire, con sentimenti potabili, a renderlo un posto meno freddo, meno solitario e brutale.

Il mondo è quello che deve essere, oggi più che mai. Abbiamo provato a vivere, dentro i nostri abiti da sera, dentro i nostri microprocessori, così fedeli, così attenti a mostrarci solo cose vere, di un mondo e di un pensiero che non siamo ancora capaci di leggere, nella sua interezza. Abbiamo aperto una bottiglia pensando che contenesse colore e sostanza, ma dentro c’era un mondo antico di violenza e di furioso rancore pronto a distruggerci.

Il vaso è qui, sopra questo tavolo di cianfrusaglie. Sarò capace di richiuderlo senza guardare dentro per bene? Potessi almeno trovare le chiavi per il mio avvenire e per rendere reali le mie visioni, i miei desideri!

Forse dovrei solo abbandonarmi a questa delirante notte, con la mia mente devastata. Forse non aver più emozioni aiuta a vivere meglio. Forse la vita è solo un momento che si ripete, sera dopo sera, canzone dopo canzone, in un valzer infinito di fuochi e di oblio.

Danza con me, adesso, come se non ci fosse un domani, e come se la notte stesse crollando sopra le nostre inadeguate spalle.

Quando la notte arriverà cadendo dal cielo avremo le risposte che ci stanno tormentando. Sapremo chi siamo, dove stiamo andando e perché, non è così Geronimo?

Dario Greco

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